Ho come l’impressione che il nostro mondo si stia adeguando a un obiettivo comune a molti ambiti, ovvero raggiungere lo scopo con il minimo sforzo e nel più breve tempo possibile.
Penso che sia opportuno chiedersi per quale motivo ci si impegni a coltivare alberi in vaso. Capisco che questa domanda potrebbe essere considerata retorica, ma ogni tanto è opportuno fermarsi e riflettere, questo per capire se la strada che stiamo percorrendo è quella che vogliamo veramente.
Il mondo del web è fonte inesauribile di informazioni: vuoi sapere come si opera a cuore aperto? Se cerchi, io l’ho fatto per gioco, troverai un video su Youtube che ti spiega per filo e per segno come si fa.
Si è spesso alla ricerca del “segreto”, del trucco che risolve i problemi, del prodotto magico che accelera, della bustina che contiene il prodigio che farà felici.
Le informazioni che possiamo trovare sul web sono molto importanti e sono una fonte straordinaria di esperienze, ma spesso sono discordanti e fuorvianti, soprattutto se una persona non ha basi solide per discernere quelle corrette da quelle sbagliate e adattarle alla sua condizione.
Sta passando, infine, l’idea che si possa coltivare bonsai senza fatica, senza la necessità di impegnarsi troppo.
Leggere un libro? Troppo faticoso, sul web in pochi minuti trovi le stesse informazioni. Un Maestro? Inutile, anzi dannoso e riduttivo, perché seguirne uno quando posso apprendere da cento?
Un grande Maestro giapponese mi ha detto che l’allievo ideale, cioè quello che alla fine diventerà veramente competente, è quello che fa fatica.
È quello, cioè, che si impegna per capire in profondità, quello che non si accontenta di quello che vede in superficie, quello che scava per trovare. Solo la strada in salita porta con soddisfazione alla meta.
ph © Edoardo Rossi | nella foto di copertina, particolare del tokonoma del Maestro Tomio Yamada
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