Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito.
Proverbio cinese
È da tanto che volevo condividere una riflessione sul mondo del suiseki, e sulle polemiche che ogni volta si innescano tra gli appassionati di vedute diverse.
Tra le tante, la più inflazionata è da sempre quella che vede la (presunta) contrapposizione tra le pietre giapponesi e quelle italiane: le prime ree di essere più belle perché posticce, le seconde (forse) meno belle ma candide e immacolate proprio come mamma Natura le ha fatte.
E giù allora fiumi di discussioni dalle argomentazioni più o meno sensate, in alcune delle quali dove vengono citate (in malo modo!!!) le conclusioni (che ha sentito o letto solo il litigante di turno) dell’esperto famoso… fiumi che alimentano (guarda caso!) il proprio mulino.
Ed è in quel preciso momento che si realizza il più stravagante e paradossale dei miracoli: da pratica di pace, il suiseki si trasforma in un mezzo di guerra, in un qualcosa di diametralmente opposto alla sua inclinazione e che strumentalmente viene usato per il proprio tornaconto.
La Natura – che pur non giudicandosi – viene giudicata ed utilizzata a sproposito per nascondere, dissimulare ed occultare il vero intento, che è banalmente quello di schiacciare il malcapitato avversario del momento per trarne un vantaggio (vuoi economico, vuoi di prestigio, o vuoi di affermazione personale).
E chi se ne frega se in questo modo il movimento – lentamente ma inesorabilmente – si impoverisce, se i giovani che vi si avvicinano con tanto entusiasmo fuggono gambe levate, e se chi, deluso e scontento, dopo anni di associazionismo issa stremato bandiera bianca.
Se anche in queste pratiche inspirate alla Natura ed alla serenità, vi portate dietro i vostri “penisneid”, accettate un consiglio ed investite il vostro tempo ed i vostri soldi in un bel supporto psichiatrico… se non per noi, fatelo almeno per voi stessi.