Una lieve pioggia cade,
Yosa Buson
senza rumore, sul muschio –
quanti ricordi del passato!
Tra i primi esseri a colonizzare la Terra, queste briofite – con le loro 15.000 specie – hanno fatto della resilienza la propria filosofia di vita. Pur non avendo un apparato radicale, hanno la capacità di accumulare considerevoli quantità di acqua che assorbono nella loro parte aerea.
Possono sopportare lunghi periodi di siccità grazie alla loro proprietà di “rivivescenza”, una sorta di stasi biologica dalla quale escono quando le condizioni tornano ad essere ideali al loro sviluppo.
Discreti, soffici, minuti, praticamente invisibili eppure onnipresenti. Che si sia in un bosco così come in una città, aguzzando bene la vista è impossibile non trovarli… adagiati su un muretto posto all’ombra, nella fessura di un marciapiede, su di un tronco o un sasso, i muschi sono l’espressione silenziosa di un microcosmo in perenne divenire.
Se il sakura è impermanenza fatta fiore, il muschio è una verde ed immortale araba fenice: ove mai l’arsura possa farlo quasi scomparire, basta un po’ di rugiada per riportarlo in vita più splendente di prima.
Semplicità. Quando nel meno c’è il più.
Il popolo giapponese, da sempre parte integrante della natura ed attento ad ogni sua emanazione, ha amato in maniera particolare questo vegetale “inferiore”, che nella sua semplicità è metafora di quel Vuoto dall’Infinito generante.
Ad esso sono stati dedicati versi sublimi da parte dei più grandi poeti di sempre, nonché veri e propri templi dove a regnare sono soltanto pace e serenità. Tipico In Giappone è il muschio che cresce spontaneo sulle lanterne e che ne disvela la patina del tempo.
In questi placidi luoghi, l’uomo non è che un umile servo votato alla sua cura. Gesti amorevoli, preservano lo splendore e la sacralità di una natura pura ed arcaica, dove il silenzio e l’ombra sono i depositari delle risposte che l’essere umano anela da sempre.