Diversi anni fa presso l’Istituto Giapponese di Cultura in Roma si svolse una gara di Kōdō a cui partecipai data la mia passione per tutto ciò che riguarda il mondo dei profumi. Al di là della posizione da assumere (ovvero lo stare in ginocchio per tutta la durata della gara) fu davvero molto difficoltoso sentire le sfumature degli incensi proposti, e mi sono sempre meravigliato di come avessi raggiunto il secondo posto perché fui molto indeciso sulle scelte.
In cosa consisteva? Un maestro di cerimonia sceglieva alcuni incensi da farci ascoltare (e già qui comprendiamo il diverso approccio olfattivo rispetto al nostro).
Sopra una montagnola di cenere (posta all’interno di una tazza di ceramica) era posto un quadratino di metallo incandescente su cui era poggiato il pezzetto di incenso da annusare (termine che, dopo quella esperienza, non utilizzo più per parlare di profumi).
La mano sinistra attorno alla coppa e la destra chiusa sopra lasciano uno spiraglio tra pollice e indice per permettere l’ascolto dell’incenso avvicinando la coppa al naso. Si doveva capire se erano tutti differenti, se il primo era, ad esempio, uguale al secondo, o al terzo o al quarto e così via per un ascolto totale di 7 profumazioni.
La difficoltà stava nella tenue profumazione degli incensi giapponesi a cui i nostri nasi occidentali sono poco abituati. Basti pensare agli incensi delle chiese cristiane o a quelli indiani per fare il raffronto.
L’arte del Kōdō
Il Kōdō è l’arte di apprezzare l’incenso, attraverso una struttura di comportamento codificata nel XIV secolo. Comprende tutti gli aspetti del processo dell’incenso, dagli strumenti ad attività quali appunto i giochi di confronti fra i vari sentori È considerato come una delle tre arti classiche giapponesi di raffinatezza (assieme al Kadō e al Chadō).
In quell’occasione mi accorsi non solo, come detto sopra, del rapporto diverso con il mondo olfattivo, ma come i giapponesi fossero discreti anche nelle profumazioni che potrei descrivere come “timide”.
Giacomo Puccini fa dire a Madama Butterfly (tramite i librettisti Illica e Giacosa): “Noi siamo gente avvezza alle piccole cose umili e silenziose, ad una tenerezza sfiorante e pur profonda come il ciel, come l’onda lieve e forte del mare”. E mai descrizione pare più calzante.
Se si visita i templi giapponesi possiamo osservare scene come questa.
Nonostante gli incensi siano a pacchetti il loro profumo è davvero molto tenue, quasi impercettibile tanto da permettere delle “abluzioni” di benedizione.
Se da noi è il celebrante che utilizza l’incenso, qui sono i fedeli ad offrirlo al divino, anzi un episodio successo a me dimostra come la condivisione nell’offerta di incenso sia molto recepita.
Il rito dell’incenso ed il mito dei 47 Ronin
Da sempre molto affascinato alla storia dei 47 Ronin (magistralmente descritta da Algernon B. Mitford nei “Racconti dell’antico Giappone“) la prima volta che mi recai a Tokyo visitai subito il tempio dove riposano le spoglie di questi guerrieri.
Due giapponesi stavano accendendo dei mazzetti di incensi da depositare su ogni tomba quando il più anziano si accorse di me. Dopo un piccolo inchino con la testa in segno di saluto mi indicò le tombe dicendo: “samurai”. Annuii per spiegare che lo sapevo.
Non parlo giapponese e i due uomini nemmeno tentarono con l’inglese, ma la comunicazione tra noi ci fu ugualmente perché mi offrirono dei mazzetti di incenso, mi spiegarono a gesti come accenderlo e depositarlo sulle tombe. Uno dei miei ricordi più belli di questa terra.
Ma i giapponesi moderni come si rapportano con il mondo del profumo? Nello stesso modo discreto e piacevole.
Alcuni anni fa, per un progetto di corrispondenza tra profumi ed ikebana che ha avuto diverse incarnazioni, ebbi l’onore di poter realizzare degli ikebana ispirati alla linea giapponese Essentia. Il naso è il signor Yasuyuki Shinohara che ho avuto il piacere di conoscere a Nagoya quando venne ad incontrarmi durante le prove della Tosca innanzi al Castello.
I suoi lavori sono tenui, si spruzzano e dopo pochi istanti pare che scompaiono, ma al movimento del polso, alla leggera rotazione del collo eccoli ricomparire, risorgere sviluppandosi nelle note di testa, cuore e base. Li percepisce solo chi li indossa. Non lasciano la scia come i profumi occidentali, ma sono delicati, leggeri ancor più impalpabili di qualsiasi sentore.
Come in ogni loro manifestazione artistica i giapponesi anche sui profumi si muovono con piccoli tocchi di elegante discrezione.
One Response
Ora capisco meglio alcune emozioni di cui avevo parlato con Luca. Grazie