È da quando ne ho memoria che, nel mondo del bonsai, le polemiche sui sedicenti maestri sono sempre state all’ordine del giorno. Affermazioni del tipo “è diventato maestro dalla sera alla mattina” o “ci sono più maestri che allievi” ben stigmatizzavano l’improvvisazione con la quale si passava dall’essere da cattivi discenti ad eccellenti docenti.
Eppure, gli effetti di tale improvvisazione, delle scarse capacità acquisite, e delle mediocri doti didattiche venivano fuori nel medio periodo. A onor del vero, avendo delle buone capacità di autocritica, l’esperienza continua ha portato alcuni di questi a migliorarsi strada facendo, riuscendo ad esprimere un bonsai dalle discrete qualità, pur mostrando quelle evidenti mancanze tipiche di chi non ha affrontato con uno studio serio alcune tematiche chiave (vedi ad esempio la suddivisione dei palchi con spaziature e microspaziature).
Con l’avvento dei social, si è assistito negli ultimi anni ad un’escalation di mediocrità e pressappochismo veramente degna de La Corrida (programma televisivo d’altri tempi, dove dei ‘concorrenti allo sbaraglio’ si lanciavano in esibizioni al limite tra il ridicolo ed il grottesco, ma che aveva nella genuinità e nell’autoironia dei partecipanti la chiave di un successo durato anni). Al contrario del famoso programma, invece, quella che era genuinità ha lasciato il passo ad una sorta di furbizia mista a saccenza, per cui ci si lancia all’insegnamento tout court di argomenti e tecniche di cui né si è fatta esperienza diretta, né si sono comprese le basi.
Il sentito dire, il consiglio dell’amico, l’aver visto qualche video su YouTube, diventano la ‘solida base’ delle conoscenze proposte ad una platea di persone che con curiosità si approcciano a tale mondo, ed in questo abbiamo assistito al ‘salto evolutivo’ che le vetrine social hanno reso possibile: mentre prima, volendo o nolendo, un po’ di pratica e di consapevolezza la si raggiungeva, ora basta guardare qualche video di qualche sconosciuto ed inesperto YouTuber per diventare maestri. Com’era il detto? Ah sì… nel regno dei ciechi, chi ha un solo occhio è il Re!
Ammetto che non riuscivo a capacitarmi di questo crescente fenomeno, fino a quando non sono venuto a conoscenza del fatto che questo comportamento ha una spiegazione interessante e ben documentata in psicologia: l’effetto Dunning-Kruger. Si tratta di un bias cognitivo, una distorsione percettiva che porta le persone meno esperte in un certo campo a sovrastimare le proprie competenze, con una conseguente – esagerata – fiducia in sé stessi. In altre parole, più una persona è inesperta, più si sente sicura di saperne parecchio. E quando queste persone si riversano sui social, la loro “sapienza” può diventare problematica. Questo stesso fenomeno spiega al contempo, come chi abbia delle significative competenze tenda a pensare di saperne poco, sottostimandosi. Tale effetto mette nero su bianco, con esperimenti e basi scientifiche comprovate, ciò che conosciamo come ‘paradosso socratico’, il famoso “io so di non sapere”.
Sicuramente sono più sapiente io di quest’uomo; anche se forse nessuno dei due sa proprio un bel nulla, ma la differenza fra noi è che lui crede di essere sapiente anche se non sa proprio un bel niente, io, almeno, so di non sapere.
Socrate
Nel mondo del bonsai (o meglio, anche nel mondo del bonsai) è bene ricordare che non tutti quelli che scrivono sui social o hanno canali YouTube sono dei maestri, anzi… perché è proprio qui che l’effetto Dunning-Kruger entra in gioco: chi ha appena iniziato, con qualche tutorial e un paio di esperimenti, si sente già in grado di dispensare consigli, mentre chi ha competenze ed anni di esperienza tende a parlare meno, ponderare di più e, paradossalmente, sentirsi meno sicuro di sé.
Il problema non è solo in questo falso sapere, o negli odiosi commenti scritti in risposta alle domande dei principianti che possono essere fuorvianti e frustranti per chi è alle prime armi o per chi, pur essendo esperto, vuole scambiare idee in modo costruttivo. La questione è che il vero esperto, il bonsaista che ha dedicato anni alla comprensione di questa complessa arte, tende spesso ad avere un approccio più umile, riflessivo e taciturno, lasciando di fatto spazio a chi non sa, che in mancanza di un critico e costruttivo contraddittorio tende a divenire “l’unica voce” imperante.
Come fare allora? Scoperta l’esistenza di questi ‘maestri tanuki’, è bene guardare a ciò che fanno e ciò che dicono con oggettività e senso critico, perché non è oro tutto ciò che luccica… ma ancor più importante è badare con attenzione a come vivono, perché chi ama davvero il bonsai è immerso in questo mondo, e non coltiva solo i suoi alberi, ma anche l’umiltà e la consapevolezza.
L’arte del bonsai è un viaggio senza fine in cui non si smette mai di imparare. Essere consapevoli di ciò che non si sa è il primo passo verso una vera maestria.
Sii cauto nell’accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga. Ma accetta il consiglio… per questa volta.
tratto da ‘The Big Kahuna’
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2 Responses
Le insidie della rete sono ormai note. Offre a tutti la possibilità di parola e rende estremo il concetto di democrazia del web dove la credibilità non si guadagna soltanto per titoli di studio e curricula, ma anche per visibilità, carisma, capacità di raccontare i fatti in modo accattivante senza dover rispondere a rigidi criteri della verifica delle competenze.
Verissimo Daniela… purtroppo. Io sono cresciuto seguendo il dettame di Oscar Wilde, quando non si sapeva una cosa: “è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio”. Oggi invece è esattamente l’opposto.