Il 15 Agosto – l’inizio della “fine della guerra”

TAKUMI lifestyle - Il 15 Agosto - cover

Ogni anno, quando si avvicina agosto, in me avverto un sentimento particolare. All’improvviso, ogni azione che faccio mi sembra strana, sbagliata: alzarsi dal letto, fare la spesa, leggere, suonare il pianoforte, chiacchierare con gli amici, guardare qualche film facendo le ore piccole… e pensare che i miei nonni non potevano nulla di tutte queste cose “normali” quando avevano la mia età.

Il 6 agosto 1945 è il giorno in cui fu sganciato su Hiroshima il primo ordigno nucleare. In seguito, il 9 agosto, fu bombardata anche Nagasaki. Dopo di che tutti i cittadini, in piedi sulla terra bruciata dalle incursioni aeree, ascoltarono dalla radio la voce dell’Imperatore giapponese che annunciava la sconfitta del Giappone, alle ore 12.00 del 15 agosto. In quel momento la guerra giunse alla fine.

Non solo Hiroshima e Nagasaki

Ma sapete che, poco prima che finisse la guerra, dalle 00.23 alle 01.39 del 15 agosto, la mia città, quella in sui sono cresciuta, Kumagaya (熊谷), subì uno degli ultimi bombardamenti? Dicono che nello stesso momento il Giappone e gli Alleati procedevano con la negoziazione per porre fine alla guerra, ma nonostante ciò l’opinione di quest’ultimi era “per colpa del Giappone la nostra negoziazione sta ritardando”, per cui bombardarono Kumagaya visto che vi erano diverse fabbriche in cui si producevano parti di aerei militari. Ciò significa che decisero di togliere la vita ai cittadini per far finire la guerra. Una cosa insopportabile è che alcuni sostengono che la guerra finì proprio grazie a questi sacrifici.


Le bombe incendiarie assalirono i cittadini nel cuore della notte. Due terzi della città bruciò. 266 persone morirono. Procurandosi ustioni su tutto il corpo, molte persone si gettarono nel fiume Hoshikawa (星川). Il loro calore e le ustioni fecero bollire l’acqua del fiume e alla fine morirono a causa dell’acqua divenuta bollente.

La mia bisnonna si rifiutava categoricamente di parlare di quel giorno. Neanche i miei nonni me ne hanno mai voluto parlare. L’unica cosa che ricordo sono le parole di mio nonno: “Non c’era cibo. Preparavamo il pancake con le ghiande. Era molto amaro.” Poi nient’altro.

Ancora oggi, per non dimenticare e non ripetere questa tragedia, ogni anno si organizza un’importante commemorazione e sul fiume vengano poste le lanterne di carta affidandole alla corrente dell’acqua. Non solo a Kumagaya, ma in diverse città giappoensi che hanno subito i bombardamenti.

Alla commemorazione al fiume Hoshikawa ci andavo da piccola con la mia nonna. La luce delle lanterne che galleggiava nel buio era molto attraente, la corrente d’acqua era placida e la gente pregava quietamente. Era incredibile pensare che meno di 70 anni fa proprio dove stavo io morivano così tante persone soffrendo, cercando di scappare dal terrore che non si sapeva da dove venisse e quando sarebbe finito. Questo confronto mi faceva provare una grande paura.

TAKUMI lifestyle - Il 15 Agosto - lanterna 3

L’altro giorno, ho scoperto che anche a Bologna viene organizzato questo evento delle lanterne galleggianti. È nominato come “il sole di Hiroshima”, di cui il ricavato delle offerte verrà donato anche per la ricostruzione della città giapponese che ha subito danni del terremoto (Ishinomaki).

Sono pochi i miei connazionali che lo sanno, ma a nome di tutti i giapponesi vi ringrazio per questo atto misericordioso. Anche se chi perse la vita non tornerà più, ritengo che questo sia una delle poche cose che possiamo fare per un futuro migliore, per rispettare e non trascurare le vite che vennero così assurdamente cancellate.

Anche se il 15 agosto è il giorno della fine della guerra, per noi non finisce mai, anzi, direi che quel giorno è quello in cui è iniziata la fine della guerra.

Vecchie, nuove, eterne guerre


In questi giorni, oltre che per la guerra passata, è la situazione in Afghanistan che mi fa stringere il cuore. Noi siamo essere umani, con intelletto e premura! Perché non impariamo dal passato? Perché commettiamo gli stessi errori da secoli?

Solo al pensiero che quando mi diverto o quando rido da un’altra parte del mondo ci sono donne che non possono uscire a loro piacimento, bambini e bambine che hanno perso il diritto di studiare, uomini che sono disposti a sacrificarsi per proteggere la loro famiglia, mi sento soffocare. Cosa hanno fatto di così tanto sbagliato per avere una vita così difficile e piena di angoscia? Ed io? Perché stavo pensando di andare in vacanza tutta felice? Sono consapevole che la mia felicità non dipende da loro, ma so anche benissimo che non è semplicemente una questione di destino. Cosa potrei fare per loro come discendente di una famiglia che sopravvisse a una guerra simile?


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