Il nostro racconto continua approfondendo un’arte che abbiamo iniziato a conoscere con la precedente intervista ad Emilio Capozza, ovvero il Suiseki. Ancor più antica e profonda dell’arte del Bonsai, quella del Suiseki ci rivela tutta la maestosità della Natura attraverso il minimalismo di una semplice pietra.
In Italia questa incredibile tradizione giapponese ha saputo far breccia in una sempre più numerosa cerchia di raffinati appassionati, e tra questi mi pregio di poter dire di conoscere Felice. La sua solarità e la sua serenità d’animo sono seconde solo alla sua passione per la Natura e per il Suiseki, così come la sua incredibile collezione è seconda solo alla sua umiltà, e ciò lo rende – ai miei occhi – un vero e proprio “illuminato”. Nel ringraziare Felice per questo suo fondamentale contributo, vi lascio alle sue parole… buona lettura.
Cos’è l’arte del Suiseki?
Dire cos’è l’arte del suiseki in modo approfondito richiederebbe un libro.
Brevemente, il suiseki è una pietra che deve avere determinate caratteristiche, deve ricordare nella forma elementi esistenti in natura (montagne, laghi, cascate ecc…), deve essere naturale – cioè plasmata da agenti atmosferici – e mai dalle mani dell’uomo.
Deve poi avere caratteristiche di colore, durezza, superficie… ma soprattutto deve emozionare! Questo almeno per noi occidentali. Gli orientali vanno oltre, vedendo in una pietra qualche cosa di spirituale, cosa per noi occidentali ancora un po’ difficile da capire.
Ti ricordi quando e cosa hai provato nel vedere il primo Suiseki?
Ho scoperto i suiseki circa vent’anni fa visitando una mostra di bonsai dove erano esposti anche dei suiseki.
Ricordo un piccolo suiseki a forma di montagna, ne rimasi letteralmente folgorato! Avevo gia visto dei suiseki sulla rivista Bonsai&News, ma nella mia enorme ignoranza pensavo esistessero solo in Giappone. Non vi dico la sorpresa e la gioia nello scoprire che le pietre esposte erano state raccolte in Italia, non solo, ma in un luogo che conoscevo per la mia precedente passione per la ricerca di minerali.
Venuto a conoscenza del famoso lago di Giacopiane, appena possibile mi ci recai; all’inizio non fu facile trovare qualche pietra interessante, ma il posto è bellissimo e la ricerca mi ha sempre appassionato, cosi ci tornai più e più volte, fino a capire come e dove cercare.
Per anni frequentai, con fortune alterne il lago da solo, poi coinvolsi qualche collega di lavoro. Con internet cominciai a conoscere altri appassionati; una pietra mi fece incontrare Daniela (Daniela Schifano ndr) e fu la svolta per me nella comprensione di questa arte. Lei mi fece conoscere il mondo dell’Associazionismo (AIAS). Conobbi così tanti altri appassionati sparsi per tutta Italia… e poi tante ma tante giornate di ricerca.
Cosa vuol dire per te essere suisekista?
Essere un suisekista per me vuol dire essere custodi di una cosa bella e avere il compito di diffonderla e tramandarla, soprattutto nella sua essenza, che è la ricerca della bellezza e della serenità.
Spesso si dice che l’arte nel Suiseki sia far riprovare, attraverso la pietra, le emozioni che si provano al cospetto della montagna. Quanto è importante per un suisekista il rapporto con la natura?
Credo che il rapporto con la natura sia fondamentale, non è un caso che agli inizi quasi tutti i suisekisti vengano attratti da pietre che ricordano nella loro forma delle montagne.
Credo che l’amore per la montagna e per la natura ci faccia amare le pietre. Lo si deduce dal fatto che molti suisekisti siano stati in precedenza, o lo sono ancora, bonsaisti, collezionisti di minerali ecc… tutte persone che hanno un viscerale bisogno di vivere a contatto con la natura e con le sue bellezze.
So che non appena ti è possibile, partecipi ad escursioni in montagna, laghi e fiumi. Puoi descriverci di questo tuo legame con la natura?
Non saprei dire quando è cominciato, ma in gioventù scoprii per caso il mondo dei minerali e con esso la montagna.
Adoro la montagna, mi fa stare bene! In montagna segui i tuoi ritmi, non puoi sprecare fiato con parole inutili, lo devi conservare per arrivare alla meta. Il resto è silenzio. Il cuore è leggero, ti sei scordato dei tuoi problemi e la tua mente si riposa e si rigenera.
Col passare del tempo ho imparato molte cose di cui si può godere in montagna: mi piace fotografare (soprattutto fiori), paesaggi, animali nel loro ambiente. Mi piace cercare funghi ed ho imparato a riconoscere alcune erbe officinali, che raccolgo, faccio essiccare, ed alla fine ne faccio delle ottime tisane.
Poi ovviamente ci sono le pietre. Dopo i primi anni trascorsi a cercare palombino in Liguria, ho capito che ci sono pietre ovunque. Da qualche anno raccolgo pietre sui fiumi della valle d’Aosta con ottimi risultati.
Anche a questa domanda è difficile per me mettere per iscritto tutto quello che provo quando sono in montagna. Posso solo dire che mi sento perfettamente a mio agio, sono nel mio elemento, tutt’uno con quello che mi circonda.
Così come per il Bonsai, il Suiseki è una pratica in realtà molto intimista e solitaria, eppure spesso ti circondi di amici con i quali condividi questa passione. Puoi spiegarci questo apparente ossimoro?
Sembrerebbe una contraddizione, ma a me piace molto andare per montagne a cercar pietre o anche solo a camminare, da solo, vedere laghi, ghiacciai, fiumi, osservare un fiore o un animale nel suo habitat.
Da solo puoi seguire i tuoi ritmi, fermarti ad ascoltare, nulla ti distrae, ti senti tutt’uno con quello che ti circonda. A volte però senti il bisogno di condividere tutto questo con un amico, e quindi ecco che spesso faccio le stesse cose con amici coi quali condivido le sensazioni che la natura ci regala.
Non so spiegare il perché, ma non so rinunciare a nessuna delle due situazioni. Le vivo in modo alterno, con piena soddisfazione
Negli anni, oltre ad essere conosciuto per i tuoi bellissimi suiseki, sei diventato un vero punto di riferimento nella realizzazione delle basi per i suiseki, i daiza. Quale e quanto lungo è stato il tuo percorso che ti ha portato ad eccellere in questo tipo di creazione?
Intagliare un daiza per una pietra è un’altra delle cose che mi danno un enorme piacere. Tenere tra le mani una pietra e scegliere la tavola di legno più adatta, e poi piano piano eseguire lo scavo, dargli forma ecc… è un esercizio molto appagante.
Dopo i primi anni di ricerca cominciai a sentire il desiderio di fare daiza per le mie pietre. Non fu facile, allora non conoscevo nessuno che li facesse, quindi cercavo di guardare su internet foto di daiza da copiare e replicare. Cominciai con un piccolo trapano e tavole di legno recuperate qua e la, questo fino all’incontro con l’amico Franco (Franco Mauri ndr), e lì ci fu la svolta.
Girando per falegnamerie elemosinando piccoli ritagli di legno, capitai per caso nella torneria di Franco. Mi accolsero bene, mi regalarono qualche ritaglio di legno; ricordo la curiosità del papà di Franco per queste “strane” pietre. Ne regali loro qualcuna suscitando curiosità.
Franco era, e lo è ancora, un grande appassionato di montagna e dopo un po’ di tempo che frequentavo la loro torneria un giorno mi chiese di poter partecipare ad una giornata di ricerca… ed è così che è cominciato il percorso di una bella e fruttuosa amicizia.
Ad oggi Franco ha una bellissima collezione di suiseki, ed è uno dei piu bravi suisekisti che io conosca ad intagliare daiza. Naturalmente anch’io sono migliorato molto con l’aiuto ed i consigli di Franco. Oggi intaglio daiza per le mie pietre e anche per amici, so che sono apprezzati e mi fa molto piacere.
Devo dire che ogni volta cerco di migliorarmi non sentendomi mai completamente soddisfatto. Penso di avere ancora tanto da imparare, ma tant’è, mi godo il percorso pensando che l’arrivo sia ancora molto lontano.
Oltre che in Italia, sei conosciuto ed apprezzato anche all’estero. Per quella che è la tua esperienza, come viene visto e valutato il suiseki italiano?
Anni fa ad una mostra un famoso suisekista spagnolo chiamato a fare da giudice, a proposito del suiseki italiano, disse “l’Italia è il Giappone dell’occidente”. Questo prova che il suiseki italiano è molto apprezzato all’estero.
In Italia ci sono sempre più appassionati, geologicamente abbiamo un territorio ricco di diversità, e le pietre raccolte da noi sono conosciute e molto apprezzate in tutto il mondo.
La Liguria è stata visitata da tantissimi appassionati venuti appositamente da varie parti del mondo alla ricerca del famoso Palombino.
Il suiseki, quello che era un interesse di nicchia, grazie anche e soprattuto al web ed ai social, è diventato molto conosciuto e diffuso. Quanto è concreto il rischio che il suo spirito originario possa venir snaturato a causa di un luogo, internet, dove spesso la confusione regna sovrana e le regole dettate da chiunque?
Penso che i social possano contribuire alla diffusione del suiseki senza per questo snaturarne lo spirito. È ovvio, la cultura occidentale è completamente diversa da quella orientale dove il suiseki è nato, ma con l’aiuto stesso dei social si può cercare di avvicinarsi alla cultura orientale.
Ci sono validi esempi che vanno in questa direzione, il web è uno strumento straordinario, ovviamente tutto dipende dall’uso che se ne fa.
Nel ringraziarti di cuore per il tempo dedicatoci, ti chiedo tre motivi perché una persona dovrebbe approcciarsi all’arte suiseki.
Fare suiseki lo consiglierei a tutti, quello che più piace a me è:
- la ricerca: ti porta a stare nella natura, da solo o in compagnia, rilassa, fa star bene;
- le mostre: ti fanno conoscere tante persone con le quali hai delle affinità;
- la gestione delle pietre: raccoglierle, pulirle, coccolarle… intagliare il daiza rilassa e fa stare bene.
Motivi per fare suiseki ce ne sono tanti, posso solo dire che è una passione bellissima: ti fa stare bene, ti fa conoscere tante belle persone, ti fa crescere sia culturalmente che emotivamente. Devo ammettere che dopo più di vent’anni ne sono ancora innamorato come il primo giorno.
Info e contatti
Profilo Facebook: https://www.facebook.com/felice.colombari/
Instagram: https://www.instagram.com/felicecolombari/
Sito web: http://www.italiansuiseki.it
E-mail: felixcolo49@gmail.com
7 Responses
Bella questa intervista. Si sente la passione dell’intervistato per la natura e quanto essa faccia parte della sua vita.
Foto fantastiche.
Grazie
Verissimo Laura, quello che da sempre mi ha più colpito di Felice è proprio questo amore viscerale per la natura e gli effetti che questa ha su di lui.
A intervista dalla quale traspare tutto l’amore per la natura è la spiritualità di questo suiseki sta! Sono questi prrsonAggi una ricchezza per ciò in cui crediamo e ci spingono ad andare avanti per quei valori e per la passione che ci stimola
Bravo Felice…d’accordissimo su tutto, complimenti.
Intervista coinvolgente dalla quale traspare serenità e passione.
Apprezzare il silenzio e la solitudine a contatto con la natura e contemporaneamente non saper rinunciare a condividere le intime sensazioni che si provano è una descrizione che apprezzo e mi appartiene.
Volevo ringraziarvi per i vostri commenti. Oggi è il compleanno di Felice, e quale migliore occasione per farglieli leggere?!
Grazie Carlo per questa possibilità, un grazie a tutti quelli che hanno letto e a chi a commentato, mi ha fatto molto piacere.