Il popolo giapponese, da sempre parte integrante della natura ed attento ad ogni sua emanazione, ha amato in maniera particolare questo vegetale “inferiore”, che nella sua semplicità è metafora di quel Vuoto dall’Infinito generante.
Muschio. Essenzialità e resilienza
Cosi scrivevo in un mio precedente pezzo incentrato proprio sulla bellezza ed essenzialità dei muschi, ed è questo il cuore del lavoro di Véronique Brindeau intitolato “Elogio del muschio” (CasadeiLibri, 2013, pp. 108, € 18,00).
Riuscire ad apprezzare quest’umile soffice emanazione di Madre Terra, è il primo passo per capire il profondo legame esistente tra i giapponesi e la Natura, carpendone la loro più profonda interiorità.
Apprezzamento di non immediata resa, specialmente per noi occidentali abituati come siamo ad una visione della natura, degli alberi e dei giardini completamente opposta a quella dei popoli asiatici.
L’autrice è tanto riguardosa quanto poetica, una guida discreta per un viaggio immaginario alla scoperta di questo mondo ovattato, in cui la parola muschio è soltanto una generalizzazione.
Decine e decine sono i diversi muschi a cui i giapponesi hanno dato un nome ben preciso, e già questo ci fa comprendere il profondo rispetto ed interesse verso questa delicata ma immortale forma di vita.
Tra fotografie mozzafiato, componimenti haiku, e particolari storico-letterari, risulta impossibile non giungere alla fine di questo piccolo grande libro senza essersi innamorati dei muschi e della loro semplicità.