I più bravi impiegano 30 anni per eccellere nel proprio settore, per diventare maestri nella propria arte, per essere dei takumi; per altri non basta una vita per diventarlo. Eppure, di tanto in tanto, come l’eccezione che conferma la regola, nasce un uomo che sin da subito padroneggia quell’arte ai massimi livelli, rendendo possibile ciò che tutti ritenevano impossibile.
Diego Armando Maradona è stato questo e molto di più. Quello da lui praticato non era semplicemente sport, ma arte. Di pochi altri campioni o artisti si può dire lo stesso, perché non tutti possono sublimare quel che fanno in bellezza assoluta e inarrivabile.
Ciò che il Pibe de Oro ha fatto col pallone, i risultati da lui ottenuti, sono equiparabili ai componimenti musicali più emozionanti, alle tele o alle sculture più superbe, alle creazioni che ti fanno sentire rapito ed estasiato per il solo fatto di poter compartecipare a così tanta bellezza.
Era così che mi sentivo quando lo vedevo giocare, ed era così che si sentivano tutti coloro che hanno visto un uomo trascendere i propri limiti e diventare il più umano degli dei… el D10S.
La sua umanità è stata la chiave che ha scardinato il cuore di milioni di tifosi in tutto il mondo che hanno ritrovato in lui quel riscatto – non solo calcistico ma sociale – atteso sin da troppo. È stato follemente amato dal popolo perché lui faceva parte di quel popolo, ne è sempre stato genuinamente e visceralmente legato.
Maradona è stato il simbolo di tutti i Sud del mondo, di quelle persone che sanno rialzarsi ed elevarsi pur partendo dalle condizioni più avverse e svantaggiate.
Lo è stato per Napoli, città piegata dal colera prima e dal terremoto poi, che ha trovato in lui un figlio, un fratello, un padre, una concreta speranza per riscattarsi nonostante tutto e tutti attraverso il calcio, mai come questa volta metafora della vita.
Un faro a cui rivolgersi nelle mareggiate più tempestose e grazie al quale salvarsi e poter risorgere, così come hanno saputo fare Mohammad Ali e Joe Di Maggio, altri giganti prima di lui.
È stato – e sarà – venerato come un dio greco la cui scintilla divina brillava attraverso la sua immensa umanità, mai rinnegata – nel bene come nel male – qualità questa che i suoi detrattori non potranno perdonargli mai.
Chi tra voi è senza peccato scagli la prima pietra.
Vangelo secondo Giovanni: 8, 3
La sua grandezza è stata proprio quella di essere semplicemente se stesso, non piegandosi mai all’ipocrisia imperante di un mondo in cui l’apparenza è tutto, ed il politically correct è l’inganno da perpetrare.
Il suo cuore ha smesso di battere, ma la sua leggenda, la sua luce, brillerà in eterno in quell’Olimpo di dei che hanno inciso il proprio nome nei pilastri della storia, perché se l’uomo Diego è mortale, il mito Maradona non lo sarà mai.