Alessandra Vinciguerra

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Giorno di primavera:
si perde lo sguardo in un giardino
largo tre piedi

Masaoka Shiki (Matsuyama1867 – Tokyo1902)

Questo delicato haiku descrive l’emozione e lo stupore che si prova ad ammirare la natura e le piante di un giardino anche piccolissimo. Questo stato d’animo è quello che accomuna tante persone che ho avuto la fortuna di conoscere e di frequentare sia virtualmente, che di persona nel corso della parte della mia vita dedicata alla botanica ed al giardinaggio.

Un gruppo di appassionati nato in un forum tanti anni fa (“La Compagnia del giardinaggio”) e che esiste ancora oggi come un gruppo di amici, i quali dedicano una parte della loro vita a continuare a studiare e sperimentare e coltivare giardini e terrazze più o meno grandi. Alcuni sono semplici amatori, altri sono divenuti delle eccellenze, come Alessandra.

Alessandra Vinciguerra ha dedicato per intero la sua vita alla botanica ed al giardinaggio, sempre con eleganza ed umiltà. Una rappresentante del Takumi come pochissime persone. Nonostante i suoi impegni e la riapertura in questi giorni dei Giardini della Mortella, ha accettato di dedicare del tempo, preziosissimo, a questa intervista. 

Non posso non scrivere che sono onorata sia della sua disponibilità per questa mia idea, che della sua amicizia, che in tutti questi anni mi ha sempre dimostrato. Pubblico con piacere anche un suo breve curriculum.

Alessandra Vinciguerra è Presidente della Fondazione William Walton e La Mortella e Direttrice dei Giardini La Mortella, a Ischia, dove si occupa personalmente dell’orticoltura, la botanica e la progettazione paesaggistica, e sovrintende ai programmi culturali ed educativi, all’amministrazione, alla pianificazione e sviluppo e le relazioni esterne. È stata per più di 10 anni il braccio destro di Lady Walton, la creatrice della Mortella, che le ha affidato il compito di proseguire la sua opera. In Inghilterra è Trustee nel consiglio di amministrazione del William Walton Trust. 

Dal 1992 è anche Superintendent of Gardens dell’American Academy in Rome, per la quale ha curato il restauro dei 5 ettari di giardini, sul Gianicolo. Dal 2001 al 2018 si è occupata dell’organizzazione delle manifestazioni Primavera alla Landriana e Autunno alla Landriana, È stata consulente per il restauro dei giardini di Villa Taverna, a Roma, (residenza dell’Ambasciatore degli Stati Uniti), e dei Giardini della Landriana nei primi anni del 2000. Ha collaborato con diversi programmi televisivi e ha tenuto conferenze in Italia e all’estero. Ha contribuito ai seguenti volumi: Russell Page- Ritratti di giardini italiani, (Electa, 1998), catalogo della mostra, di cui è stata curatrice; I giardini della diplomazia. Ambasciate e accademie straniere a Roma (Electa, 2003) e Ville e giardini italiani (Istituto Poligrafico dello Stato, 2004).


Come è nato il tuo interesse per la botanica e la natura in generale? E quando ti sei accorta che avrebbe fatto parte della tua vita e del tuo lavoro?

Dunque, io ho iniziato ad interessarmi alla botanica da quando ero bambina.  Aiutavo mia mamma a coltivare le piante sul suo terrazzo, giocando con la terra e imparando a fare semine e talee. Facevo anche danni: mia mamma racconta ancora oggi di quando scoprì (avevo due anni!) che avevo rimosso tutte le foglioline di una bella felce, per spargerle sulla superficie dei vasi, spiegandole con fare competente che le avevo “seminate” e avrebbero dato vita a nuove piante.

Mia nonna aveva un bellissimo giardino nel quale lavoravo giocando: l’aiutavo ad innaffiare, tiravo le erbacce, zappettavo, mi ha insegnato a potare. Creavo mini paesaggi nelle aiuole, usando sassi, conchiglie, piantine e modellando la terra in collinette e valli.

Quindi il giardino è stato parte della mia vita prestissimo; ma ho cominciato a pensare che potesse diventare un vero e proprio lavoro quando, a 18 anni ho iniziato a fare la guida nei Giardini di Ninfa, come classico lavoretto da studentessa, e sono stata proprio folgorata e risucchiata nel mondo delle piante. Ho capito che questa era una vocazione e che dovevo fare di tutto perché diventasse la mia professione, perché non riuscivo a concepire un modo diverso di vivere che non fosse stare là fuori con le mani nella terra, a sentire il respiro delle piante.

Ho continuato per anni a collaborare con Ninfa, non solo come guida, ma anche aiutando la direzione nell’inventario, o per qualche progetto divulgativo, o dando una mano in giardino. Naturalmente non si trattava di un lavoro strutturato, ma più una collaborazione su base volontaria e ripetuta nel tempo.  

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Uno dei tuoi primi impegni è stato diventare il curatore dei Giardini dell’American Academy di Roma, diventando anche Superintendent e ancora oggi dopo molti anni segui con impegno la manutenzione dei giardini sul Gianicolo. Ci racconti che tipo di esperienza è stata per te?

L’Accademia americana è un posto splendido: si trova appunto sul Gianicolo, a Roma, sono 5 ettari di giardini affacciati sulla città in uno scenario unico, di ampio respiro, con edifici storici ed alberi maestosi. Io venni assunta per occuparmi del restauro e parziale rifacimento di tutti i giardini. Fin dall’inizio è stata una esperienza molto formativa: era la prima volta che entravo in contatto con il mondo del lavoro americano, con la sua serietà, con le molte professionalità coinvolte nella redazione di un progetto di quella portata.

Ho imparato a buttarmi anima e corpo in un lavoro del quale dovevo pianificare e conoscere tutti gli aspetti, dalla vita di cantiere alle ricerche storiche, dalla orticultura “militante” alla gestione manageriale, passando per la comunicazione, la divulgazione e la gestione del personale. 

Il lavoro all’Accademia mi ha insegnato molto, mi ha permesso di ampliare i miei orizzonti e competenze, e mi ha lasciato un tesoro di amicizie e rapporti umani che mi sono carissimi. Non sono mai riuscita a staccarmi completamente dall’Accademia, anche quando il lavoro di restauro è terminato, perché è un posto che amo moltissimo, per cui continuo ancora adesso a svolgere il ruolo di sovrintendente di quei giardini, anche se oggi è un paesaggio maturo, con un’ottima squadra di giardinieri che se ne prende cura, quindi ha meno bisogno della mia assidua presenza. 

Per alcuni anni hai organizzato, dopo la scomparsa di Lavinia Taverna, le manifestazioni “Primavera alla Landriana” ed “Autunno alla Landriana” mostre florovivaistiche che si svolgono nei Giardini della Landriana ad Ardea vicino Roma, e che hanno sempre avuto un grande successo di pubblico e apprezzate dagli espositori. È stato sicuramente un grande lavoro ma cosa ti ha lasciato questa esperienza?

In realtà me ne sono occupata per 18 anni, e la fiera autunnale l’ho proprio inventata e varata io. Grazie a questo lavoro ho messo in gioco ed affinato le mie capacità organizzative e di relazione interpersonale. Organizzare una fiera è come creare un puzzle: ci sono mille aspetti che devono essere previsti e coordinati, interessi diversi da armonizzare, risvolti economici, budget da rispettare, entrano in gioco personalità a volte anche conflittuali e vicende personali che devono essere comprese e collocate nel quadro generale, perché svolgono comunque un ruolo nella riuscita della manifestazione, che tu vuoi che sia anzitutto bella e di successo.

Tra espositori e collaboratori si trattava di un piccolo esercito di 2/300 persone con cui lavorare ed interagire! Quando la manifestazione prendeva forma, e i vari stand venivano allestiti, per me era il momento della verità: c’era sempre qualche intoppo dell’ultimo momento e bisognava mantenere i nervi saldi per risolvere le difficoltà “Last minute”. 

Di sicuro il lascito più bello è che con gli anni sono riuscita a stringere vere e proprie amicizie con molti degli espositori vivaisti, con i quali il dialogo è continuato anche oltre le fiere, perché abbiamo in comune questa grande passione e la curiosità per il mondo delle piante. Altro lascito molto importante è che negli anni ho comprato tantissime piante! Avevo il grande privilegio di poter scegliere per prima, e molte volte gli amici vivaisti portavano qualcosa di particolare appositamente per me. Queste piante mi circondano tutt’ora e mi parlano di questi amici.

Sei una consulente paesaggistica ed hai partecipato ai restauri di importanti giardini. Ci parli di alcuni di essi?

In molti giardini storici il lavoro di restauro spesso consiste nell’eliminare tutte le cose incongrue che si sono accumulate con gli anni e che ne inquinano il disegno originale. Un esempio sono i boschetti di abete che spesso si trovano in un angolo, laddove ci sia qualche anima bella che insiste per piantare l’albero di Natale. Oppure gli allori nati da semi portati dagli uccelli, e rigorosamente rispettati dai giardinieri, che magari non sapendo bene cosa farne alla fine gli danno una sagoma geometrica. Quindi ti trovi questi coni o palle nel mezzo del nulla, e non ne capisci il senso. A volte trovi un orto magari in una posizione centrale, perché il custode voleva a portata di mano i pomodori e il basilico. Ecco, molto del lavoro di restauro consiste in una eliminazione del superfluo per ritrovare le linee originali del disegno.

Il lavoro più insolito è stato quello per il restauro dei giardini dell’Ambasciata Americana a Roma, per l’altissimo livello di sicurezza che doveva essere rispettato. Ricordo che entravo nella villa con una vecchia Peugeot che veniva rovistata ogni volta da capo a piedi, compresa l’ispezione del fondo del veicolo con uno specchio, come si vede nei film di spionaggio. Io mi vergognavo un po’ perché la macchina era davvero quasi impresentabile e di solito piena di terra, semi, legacci, talee. Credo che gli addetti della sicurezza si divertissero molto a vedere cosa veniva fuori dalla mia auto. 

Ad un certo punto della tua vita nel 1997 hai incontrato Susana Walton, la creatrice dei Giardini “La Mortella” di Ischia. Per tutti gli amanti dei giardini storici un vero e proprio mito. Ci racconti come è stato essere il braccio destro di Lady Walton?

Proprio l’Accademia Americana nel 1997 mi diede l’incarico di organizzare una mostra sui Giardini Italiani disegnati da Russell Page, ed in quella occasione conobbi Lady Walton e visitai La Mortella per la prima volta. Quando la conobbi, Susana da soli 5 anni aveva aperto al pubblico il giardino, e si iniziava appena a parlarne tra gli specialisti.

Il mio incontro con Susana è indimenticabile: fu una connessione immediata, un istantaneo riconoscersi su molti piani. Io riconobbi un’anima affine, che aveva il mio stesso amore totalizzante per il mondo verde, con una visione, obiettivi e valori che rispecchiavano il mio modo di essere. Lei trovò in me il braccio destro che cercava da tanto tempo, la persona alla quale affidare il futuro del giardino. Ci accumunava la passione fervida per le piante e un approccio entusiasta al lavoro, il senso del dovere, l’umorismo e la curiosità per il mondo.

Lady Walton era dotata di un carisma e di una comunicativa eccezionali, era spiritosa ed intelligente, di una generosità immensa spesso celata dietro atteggiamenti ironici e a volte caustici; era capace di occupare la ribalta e scatenare partigianerie, e non si tirava mai indietro. Una figura di grande impatto mediatico, come si direbbe oggi, legata anche al ricordo di un mondo, una società e di uno stile di vita circondati da un alone quasi fiabesco.  

Stare con lei era come essere al centro di un turbine. Aveva energia da vendere ed una personalità esplosiva: brillante, divertente, colta, piena di curiosità nei confronti del mondo, appassionata di piante, ricca di progetti, pronta alla battuta. La sua giornata iniziava alle 5 del mattino, per le sei era già alla scrivania: si occupava di tutto, nulla le sfuggiva; scriveva, gestiva il data base delle piante, rispondeva alle email, teneva i contatti con centinaia di persone.

Insieme abbiamo viaggiato, fatto conferenze, trascorso moltissime ore leggendo in terrazzo o progettando nuovi lavori per il giardino. Quando inaugurammo il Teatro Greco, mi ha presentato al pubblico dicendo: “Io sono il passato, ma Alessandra è il futuro di questo posto”.

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La storia dei coniugi Walton è una vera favola moderna. Ce la racconti?

Nel 1948 William Walton, allora 46enne e già famoso in Inghilterra e riconosciuto compositore di musica classica, si recò a Buenos Aires per un convegno sui diritti d’autore. Durante la conferenza stampa organizzata al suo arrivo, notò tra la folla una bella ragazza argentina, dagli occhi verdi: Susana. Finita la conferenza, andò da lei e su due piedi le chiese di sposarlo.

Era stato il classico colpo di fulmine! Lei all’inizio nicchiò, ma dopo una corte serrata, nel giro di due mesi i due si sposarono, con grande preoccupazione della famiglia di lei, proprietari terrieri che lo consideravano un matrimonio molto al di sotto del proprio status: in fin dei conti lui era solo un musicista, più anziano di 24 anni! D’altra parte anche gli amici di lui, in Inghilterra, non vedevano di buon occhio questo match, sospettando che Susana fosse una specie di avventuriera esotica in cerca di un marito più anziano da raggirare. E invece, nonostante gli infausti presentimenti, il matrimonio fu un successo.

Poco dopo il rientro in Europa, i Walton decisero di passare una vacanza ad Ischia, se ne innamorarono e dopo qualche anno acquistarono un terreno e si trasferirono sull’isola a vita, creando questo magnifico giardino, per disegnare il quale chiamarono l’Architetto paesaggista inglese Russell Page.

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A partire dalla progettazione, fino ad oggi i Giardini della Mortella sono un esempio di giardino storico unico al mondo. La sua storia e la sua evoluzione fanno parte della storia dei coniugi Walton, ce li puoi descrivere?

I Giardini La Mortella sono divisi in due zone principali: la Valle e la Collina. La Valle è la parte più antica, e fu disegnata da Russell Page in più fasi, dal 1956 e poi nei 20 anni successivi; il giardino superiore invece, che si estende sulla collina di Zaro, fu realizzato interamente da Lady Walton a partire dagli anni ‘80. In tutto sono circa 2 ettari, con una incredibile densità di piante di ogni genere, dalla macchia mediterranea alle specie tropicali. Il giardino ha un disegno naturalistico ed armonioso; se per varietà e ricchezza delle collezioni La Mortella può essere considerata alla stregua di un orto botanico, le piante non sono collocate basandosi su rigidi criteri sistematici o illustrativi, ma in base a considerazioni orticulturali, artistiche e scenografiche.

L’effetto finale è lussureggiante ed esotico, con la vegetazione rigogliosa che accompagna le grandi rocce vulcaniche e a tratti sembra inghiottirle. La Valle è ombrosa e fresca grazie alla presenza di grandi alberi come pini, e Liriodendron tulipifera, che creano un ambiente caldo-umido e riparato dai venti. Ricca di corsi d’acqua e fontane disegnate da Page, la valle ospita le grandi collezioni di cycadacee, di felci arboree, i gruppi di ortensie, camelie e magnolie, parte della collezione di palme e in genere una prevalenza di piante della foresta tropicale.

La Collina è aspra, assolata, tutta terrazzata con muri a secco e percorsa da scalette, e si affaccia sul mare; è aperta, ed esposta al vento alle intemperie ed al paesaggio mozzafiato, un notevole contrasto con la valle ombrosa e protetta. Sulla collina si trovano principalmente specie provenienti dall’ areale circum-mediterraneo e climi simili (Sudafrica, Australia, Nuova Zelanda, California, Messico oltre al nostro mediterraneo) inserite tra la rigogliosa macchia spontanea.

Nel giardino superiore Lady Walton ha creato diversi angoli tematici, come la Sala Thai, un padiglione  orientale per la meditazione circondato da fiori di loto, boschetti di bambù ed aceri giapponesi; il Tempio del Sole, decorato da bassorilievi mitologici con una complessa simbologia, e piantato con specie tropicali da sottobosco ombroso; la Cascata del Coccodrillo, il cui corso d’acqua si snoda tra Agapanthus e Phormium, ed ospita ninfee tropicali tra cui la Nymphaea coerulea del Nilo;  il giardino Mediterraneo; la collezione di Aloe;  il Ninfeo, piantato con siepi di mirto, che è diventato memoriale di Lady Walton alla sua scomparsa, nel 2010, e la Roccia di William, dove sono custodite le ceneri del Maestro. Domina il giardino superiore il Teatro Greco, affacciato sul mare.

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“Susana Walton – genius loci” questo è scritto nel memoriale dedicato alla Lady e dove riposano le sue ceneri. La locuzione latina indica lo spirito che anima e pervade un giardino e lo rende unico, proprio come è stata lei per La Mortella. Ma in tutto il giardino si ha una sensazione di serenità e bellezza, come dicono tutti i visitatori. Ogni “stanza” del giardino ha una sua armonia, un esempio ne è la Sala Thai, luogo che invita a meditare. Ci parli di come riesci a conservare queste caratteristiche?

Gran parte del nostro lavoro è proprio quello di accentuare ed affinare le caratteristiche di ogni angolo, sia inserendo nuove piante che ne esaltino lo spirito particolare, sia eliminando o spostando quelle che non sono in sintonia con il carattere di quello scorcio di giardino, sia aggiungendo elementi accessori che fungano da catalizzatore di un certo spirito. Quindi se una prima selezione viene fatta in base alle esigenze orticulturali (esposizione, luce, caratteristiche del terreno, umidità etc.) ed anche un po’ al desiderio di sperimentare, le considerazioni principali riguardano invece il modo in cui l’inserimento di una pianta o di un oggetto potrà armonizzarsi con il resto del paesaggio.

Grazie a questo approccio negli anni, ad esempio, l’area intorno alla roccia di William (la più esposta al sole ed al vento) è stata progressivamente arricchita di esemplari di Proteacee che si inseriscono splendidamente nel sistema di vegetazione mediterranea, oppure proprio nella zona della Sala Thai sono stati aggiunti particolari – dalla fontanella shishi-odoshi alle lanterne giapponesi, all’arco di bambù – che ne accentuano il mood orientale.

Attualmente sei il Presidente della “Fondazione William Walton”. Sarebbe interessante sapere di cosa si occupa con precisione e quali sono i progetti per il futuro. 

Dopo la morte del maestro, avvenuta nel 1983, Susana ha creato la Fondazione William Walton e La Mortella con i due obiettivi di promuovere la cultura musicale e occuparsi del futuro del giardino. La Mortella è stata aperta al pubblico nel 1992, ed il numero dei visitatori è andato crescendo di anno in anno.

La Fondazione oggi gestisce la proprietà, organizza visite al giardino, eroga borse di studio, organizza progetti culturali di vario genere e corsi di perfezionamento per giovani musicisti. Una parte molto importante della Mission della Fondazione è la realizzazione di concerti per il pubblico nella Sala Recite, con musica da camera, e nel Teatro greco, in cui si svolgono concerti all’aperto con orchestre sinfoniche giovanili.

Nel corso degli anni hai tenuto numerose conferenze in Italia ed all’estero, scritto articoli, contribuito alla pubblicazione di vari libri, collaborato con diversi programmi televisivi e documentari. Una vita sempre piena di impegni. Hai nuovi progetti?

Mi piacerebbe avviare una campagna di sensibilizzazione nei confronti dei ragazzi delle scuole di Ischia, per aiutare il necessario cambio di mentalità nei confronti dell’ambiente, del territorio e della storia di quest’isola, che spesso è oggetto di un atteggiamento di sfruttamento e predazione proprio da parte dei suoi abitanti. Un progetto multidisciplinare che parta dalla storia locale alle tradizioni contadine e si allarghi a comprendere tutto l’ecosistema dell’isola – antropico e naturale. Vorrei anche creare un maggiore coordinamento con le associazioni ambientali e culturali presenti nell’isola.

Sul piano internazionale, continuiamo a lavorare per tessere rapporti con enti musicali e soprattutto iniziative sociali a sfondo musicale. In giardino, vorrei realizzare la “fuente de l’abrevadero” (fontana dell’abbeveratoio) che Lady Walton aveva concepito come punto focale del giardino mediterraneo, in ricordo della sua nativa Argentina. Poi vorrei rendere l’Archivio parzialmente fruibile anche al grande pubblico (oggi è consultabile solo da studiosi accreditati) organizzando display di foto e documenti. Inoltre voglio realizzare all’interno del museo una zona dedicata a Lady Walton, mettendo in mostra suoi cimeli a fianco a quelli del marito: questo progetto è già a buon punto, avrei dovuto inaugurare quest’area nel 2020 in occasione del decennale dalla morte di Lady Walton, ma il Covid ci ha costretto a rimandare.

Spero di portarlo a compimento al più presto, ed aprire questa parte del museo durante un convegno che ci consenta di valorizzare il ruolo di questa indimenticabile signora nel mondo del giardinaggio italiano.

foto © Giardini La Mortella  


Info e contatti

Alessandra Vinciguerra
Direttrice
Giardini La Mortella
via A. Calise, 39 – 80075 Forio d’Ischia (NA)

Fondazione William Walton e La Mortella
The William Walton Trust

Website: https://www.lamortella.org

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2 Responses

  1. Luciana del Fico ha detto:

    Bellissimo articolo e intervista. Che personaggi fantastici! La voglia di visitare questo giardino aumenta sempre più, spero di riuscire a farlo quest’anno. Grazie a Laura Monni per questa sua amicizia preziosa e per il suo scritto!

  2. Anna Rita Di Giovanni ha detto:

    Visitato il giardino circa 4 anni fa, incontrato la fata Alessandra, e donato al giardino anche una mia pianta: la Chirita! La Mortella, un giardino che ti trafigge il cuore e libera l’anima!

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