Dedicarsi ad una qualsiasi pratica giapponese, che sia una disciplina marziale o un’arte fine come l’ikebana e lo shodō, implica la conoscenza di un mondo fortemente contaminato e influenzato dal buddhismo, in particolare dallo Zen.
Benché sia difficile per un occidentale far propria, più che la cultura, la mentalità orientale, cercare di comprenderla è un passo necessario per dedicarsi a queste pratiche/arti della tradizione culturale giapponese con consapevolezza, carpendone così la vera bellezza.
Tantissimi sono i libri che trattano del buddhismo, ma quello che più di altri mi ha colpito è “Dieci lezioni sul Buddhismo” (Marsilio, 2008, pp. 192, € 15,00) scritto da Giangiorgio Pasqualotto, professore dell’Università di Padova dove ha insegnato Estetica e Storia del pensiero Buddhista, vera e propria eminenza nel settore che ha dedicato oltre trent’anni della sua vita allo studio del buddhismo e del taoismo.
Ho avuto la fortuna di partecipare a diverse conferenze tenute dal prof. Pasqualotto, e le sue doti da relatore sono incredibili tanto quanto il suo immenso sapere, doti che ritroviamo in tutti i suoi libri, e particolarmente in questo.
Chiarezza e semplicità di esposizione rendono oltremodo scorrevole la lettura di argomenti che già altri stimati autori hanno trattato, ma dove non risultavano di così facile ed immediata comprensione come in questo libro.
Dieci capitoli, dieci lezioni incentrate sugli aspetti fondamentali del buddhismo antico e di quello zen, da “gli insegnamenti del Buddha” alle “pratiche del vuoto e Buddhismo zen”. Dieci passi da compiere su di un ponte immaginario capace di farci giungere nel cuore di una religione non-religione, ove gli insegnamenti non arrivano né da Dio né in nome di Dio, ma da un Uomo “semplicemente” intento all’eliminazione del dolore.
Ora ascoltate: non fatevi guidare dall’autorità dei testi religiosi, né solo dalla logica e dall’inferenza, né dalla considerazione delle apparenze, né dal piacere della speculazione, né dalla verosimiglianza, né dal rispetto per il vostro maestro. Ma, quando capite da soli che certe cose sono non salutari, sbagliate e cattive, allora abbandonatele, e quando capite da soli che certe cose sono salutari e buone, allora accettatele e seguitele.
Buddha