Siamo all’alba di importanti cambiamenti socio-economici, e troveremo una via d’uscita soltanto riscoprendo il valore della solidarietà, nonché la cura di sé attraverso la cura degli altri.
Chiusi nelle nostre abitazioni, possiamo usare questo limbo temporale in cui ci troviamo per ridefinire le tante storture che affollano il nostro, e l’altrui, quotidiano.
Un appello, quindi, all’intero movimento bonsaista/suisekista, in special modo a chi può fare la differenza: è l’ora della concretezza, dell’unione e di finalità congiunte.
Fossilizzarsi su obiettivi campanilisti e di corto respiro, specialmente in un momento storico come quello che stiamo affrontando, non potrà che portare ad un allontanamento di tutti quegli appassionati che gioco-forza avranno priorità ben più importanti a cui far fronte.
Così scrivevo a fine Marzo a conclusione dell’articolo “il Bonsai ai tempi del Covid-19”, e purtroppo si è realizzato quanto ipotizzato.
Il movimento associazionistico non ne è uscito indenne, corsi e manifestazioni ne hanno subito un brusco inevitabile arresto. Con il DPCM in vigore dal 26 ottobre, nuove e stringenti limitazioni sono state imposte a tanti settori e categorie della vita produttiva nazionale.
Cause ed effetti
Se alla prima ondata sono seguite critiche di chi – ottimista – sperava in una risoluzione diversa dell’andamento epidemiologico e di un ritorno alle attività a (quasi) tutti i costi, questa seconda ondata ci obbliga a delle riflessioni serie e costruttive, in primis per quanto concerne il settore delle mostre e degli eventi.
Molti degli appassionati che conosco hanno già subito un duro colpo dalla crisi economica causata dal Coronavirus. Pensare che un domani queste stesse persone possano spostarsi in su e giù per l’Italia soltanto per partecipare ad una mostra (togliendo di fatto risorse economiche al budget familiare), è pura illusione.
Gli ultimi anni hanno visto un fiorire incontrollato di mostre “nazionali”, tenute spesso negli stessi periodi di altri eventi.
Se da un lato questa crescita è il segno di rafforzamento dell’intero movimento, dall’altro ne sta minando le basi nel medio-lungo periodo, disperdendo risorse, energie, ed impoverendo al contempo i Congressi delle principali Associazioni Nazionali.
Cosa fare?
Vista l’inattività del momento, perché non sfruttare questo periodo per sedersi tutti allo stesso tavolo (virtuale) e provare a proporre modelli diversi ed al passo coi tempi?
È tempo di rivedere l’intera organizzazione degli eventi, anche perché il solito binomio “esposizione – dimostrazioni” ha a dir poco stancato. È un modello che andava benissimo anni fa, ma oggi è francamente superato.
Che i Club tornino a fare attività sul proprio territorio, investendo sia sui propri giovani associati, sia facendo divulgazione tra i fruitori esterni della mostra. Fare ”mostre chiuse” per gli “addetti ai lavori” non ha veramente più senso.
Parallelamente, che le Associazioni Nazionali facciano il massimo per attrarre e valorizzare tutto l’increbile potenziale che abbiamo.
Il rischio d’implosione dell’intero movimento è ben più che una mera ipotesi. È il momento di fare sistema… se non ora, quando?!