L’arte bonsai affonda le proprie radici in quei valori millenari che sono incisi indelebilmente nel dna del popolo nipponico.
La costante ricerca di un rapporto armonico con la Natura fa si che l’obiettivo di quella che potremmo definire bellezza estetica, si trasformi da ideale a valore etico e morale.
In tale ottica, il trascendere il bonsai come mezzo, da oggetto a pratica d’elevazione, permette al bonsaista di carpirne la sua vera natura, e di far proprie quelle virtù così tanto anelate in un’estetica (quella giapponese) che è sostanza e non forma.
In un mondo, quello del bonsai, caratterizzato sempre più spesso da manie di protagonismo autoreferenziali, dove si afferma tutto ed il contrario di tutto avvalendosi della ragione solo perché si è “gridato” di più, il veder prendere corpo e dimensione una realtà che fa – della discrezione e del saper fare – i propri fondamentali, riporta speranza a chi vi scrive, e a chi da anni è sempre più disilluso da un movimento caratterizzato da confusione e superficialità.
La coerenza tra ciò che si insegna e ciò che si è, rappresenta la misura – il metro di giudizio – per valutare coi fatti la bravura e la consistenza di chi si erge a Maestro.
Vi chiederanno di alberi…
Quello di Antonio Chicca è un fare bonsai “sussurrato” che pone l’accento sul fare e sui valori da cui attinge significato. Non a caso, il nome scelto per il suo giardino/laboratorio è “wado-en”, ovvero “Giardino della Via per la Pace/Armonia”.
In queste poche parole si racchiude tutto il senso del suo praticare bonsai, senso che riscopriamo anche nella poche righe seminate silenziosamente tra un contenuto e l’altro della sua nuova pagina facebook (link), parole che ci parlano di una dimensione volta all’armonia ed allo stare in pace, messe in pratica con concretezza e semplicità.
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