È facile intuire come la poesia tradizionale giapponese waka e in seguito haiku possano rappresentare un ideale estetico che cerca nella semplicità la sua verità.
Nel suo bel libro “L’ideale della via” il professor Aldo Tollini spiega con chiarezza un concetto che altrimenti potrebbe portarci a lunghi e complessi ragionamenti:
“Non si dimentichi che in Giappone la poesia era tradizionalmente l’espressione spontanea e naturale di sentimenti genuini che sorgevano di fronte al mondo della natura, quindi manifestazione di un cuore incontaminato”.
Qui troviamo alcune parole chiave: spontanea, naturale, sentimenti genuini e la necessità di un cuore incontaminato.
Spontaneo
Spontaneo è qualsiasi pensiero o azione che non preveda un ragionamento complesso, potremo dire quindi determinato quasi più dalla pancia che dal cervello. Il ragionamento è assolutamente necessario in una prima fase nella quale chi cerca la strada della bellezza desidera trovarla attraverso la logica e la riflessione.
Questo inevitabile percorso porta nel tempo a raggiungere buoni livelli. Ad un certo punto, però, dopo qualche anno di intenso lavoro, troviamo la bellezza attraverso la pratica, ciò che noi cerchiamo di realizzare arriva senza che ci sia una vera e propria intenzione, accade e ci sorprendoe. Questa bellezza è molto più profonda.
Naturale
Sul concetto di naturale è stato detto molto e penso che chi segue questi temi sicuramente avrà capito che nella tradizione giapponese la natura non solo è una grande fonte di ispirazione, ma è soprattutto il modello a cui ispirarsi. Tutta la poesia giapponese, con qualche piccola eccezione, si ispira e racconta la natura.
Genuino
In questo contesto trovo il termine “genuino” meraviglioso. Genuino è il sorriso di un bambino, che nel donartelo non ha altra motivazione se non quella di renderti partecipe della sua contentezza, genuina è una azione priva di scopo, che non ha un fine, che non cerca approvazione o compenso, che viene effettuata per il puro piacere di compierla.
Incontaminato
Tutto questo è possibile in un cuore che Tollini definisce “incontaminato”. Da parte mia posso cercare di tradurre questa difficile condizione, con la più semplice e raggiungibile “leggerezza”.
Noi che viviamo quotidianamente il mondo del bonsai e del suiseki siamo molto fortunati, abbiamo la possibilità di mantenere vivi questi profondi sentimenti che sono insiti nella cultura giapponese, ma che, senza nessuna difficoltà, possiamo cercare e trovare anche nel nostro mondo.
ph cover: “Rakashisha – casa dei kaki che cadono”– casa del poeta Mukai Kyorai vissuto tra il 1651 e il 1704 (allievo del grande Matsuo Bashō) © Nicolò Sajeva